CBD Totale: | 300 - 4000 mg |
Potenza: | 10 - 133,3 mg/ml |
Costo per mg di CBD: | 0,07$ - 0,17$ |
Tipo di estratto : | Isolato |
Il CBD potrebbe essere d’aiuto per chi è affetto da malattie renali, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antiossidanti. Ecco come iniziare a utilizzare l’olio al CBD.
Le malattie renali sono la nona causa di morte negli Stati Uniti. Secondo una ricerca condotta dall’American Kidney Fund, si stima che circa il 10% della popolazione americana soffra di una malattia renale cronica.
Uno dei sintomi tipici delle patologie renali è il dolore cronico.
I medici prescrivono spesso paracetamolo e antidolorifici come forma primaria di trattamento per la gestione del dolore. Ironia della sorte, questi farmaci vengono filtrati dai reni e possono addirittura causare ulteriori danni.
Qui entra in scena il CBD.
Questo composto della pianta di cannabis potrebbe offrire sollievo dal dolore, in modo efficace senza causare ulteriori danni ai reni. Infatti, è stato dimostrato che il CBD potrebbe effettivamente alleviare i danni ai reni rallentare la progressione della malattia.
In questo articolo, spiegheremo come usare il CBD per chi soffre di una malattia renale cronica e quando invece bisogna evitarlo.
Andiamo dritti al sodo.
La cannabis può essere utilizzata principalmente per gestire i sintomi della malattia, tra cui il dolore cronico e la pressione alta.
Ci sono prove che il CBD e altri cannabinoidi correlati possano avere benefici sulla salute del rene durante la malattia (sia acuta che cronica), anche se servono ulteriori ricerche scientifiche a confermarlo.
Uno dei principali vantaggi del CBD, rispetto ad altri antidolorifici, è che non causa ulteriori danni ai reni.
Altri antidolorifici, come il paracetamolo o gli oppiacei, sono metabolizzati dal fegato ed eliminati attraverso i reni. È stato dimostrato che questi farmaci possono causare danni alle cellule sensibili dei reni, peggiorando la situazione.
Anche il CBD viene metabolizzato dal fegato, ma è stato dimostrato che non causa alcun ulteriore danno ai reni – per questo motivo potrebbe essere un’ottima alternativa per la gestione del dolore causato da problemi ai reni.
I reni sono responsabili del filtraggio dei composti presenti nel flusso sanguigno. Essi filtrano costantemente acqua e composti dal sangue – decidono quali composti filtrati vanno immessi di nuovo nel flusso sanguigno.
L’intero processo è progettato per mantenere un equilibrio nel sangue. Tutto, dal pH alla pressione sanguigna, si basa su una funzione renale sana. I reni sono anche coinvolti nel mantenimento dell’omeostasi attraverso il rilascio di ormoni come l’eritropoietina, il calcitriolo e la renina.
Qualsiasi problema renale può causare in poco tempo diversi problemi, diffusi in tutto il corpo. I composti tossici possono accumularsi nel sangue, il pH può alterarsi (il che può essere fatale) e la pressione sanguigna può iniziare a salire.
La malattia renale viene diagnosticata attraverso numerosi test ed esami, insieme all’anamnesi familiare e dopo la manifestazione dei primi sintomi.
Il segno distintivo di una funzione renale ridotta è la velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR). Si riferisce alla quantità di fluido che può passare attraverso i reni. Se questo numero è basso, significa che i reni non funzionano a pieno regime.
I reni svolgono un ruolo importante nella regolazione della pressione sanguigna e nel filtrare i materiali di scarto presenti nel flusso sanguigno. Come filtro, i reni sono incredibilmente precisi: filtrano i composti a livello microscopico. L’unità funzionale che si occupa di questo filtraggio è il nefrone.
Ci sono circa un milione di nefroni in ciascun rene, che lavorano di continuo per estrarre composti dal sangue, mentre passa attraverso i reni. In un solo giorno, i reni filtrano circa 180 litri di sangue.
I nefroni sono molto sensibili e facilmente danneggiabili in presenza di composti tossici nel sangue.
Ad esempio, il diabete è una delle cause più comuni di malattia renale. Livelli elevati di zucchero nel sangue possono danneggiare i tessuti di tutto il corpo, compresi i nefroni dei reni.
Man mano che i nefroni vengono danneggiati, aumenta il carico su quelli rimasti, aumentando ulteriormente le possibilità che vengano compromessi.
Molte terapie mirano ad alleviare i sintomi della malattia.
Con il progredire del danno renale, i pazienti devono sottoporsi a regolari trattamenti di dialisi per fornire un filtraggio artificiale del sangue. In caso di malattia avanzata, si ricorre a trapianti di rene.
Anche se non ci sono studi clinici a indagare sull’effetto del CBD e di altri cannabinoidi sui reni, ci sono prove che il CBD potrebbe proteggerli dai danni o rallentare la progressione della malattia [1].
Il sistema endocannabinoide è diffuso in tutto il corpo. Quasi tutti gli organi del corpo hanno recettori CB1 o CB2, molti addirittura ne hanno entrambi.
I reni hanno entrambi questi recettori e quindi il sistema endocannabinoide svolge un ruolo importante in questo organo. Ma ancora non sappiamo di preciso in cosa consiste questa funzione.
Si ritiene che i recettori degli endocannabinoidi siano coinvolti nella gestione dei danni all’organo, quindi hanno più di una funzione. Funzionano allo stesso modo anche nel fegato. Il sistema endocannabinoide non sembra attivo finché non si presenta un problema nell’organo.
Si pensa che il sistema endocannabinoide svolga un ruolo di supporto, anche di difesa, in questo organo quando la malattia inizia a svilupparsi.
Durante uno studio è stata somministrata ai topi una dose tossica di cisplatino – un composto che causa danni irreversibili ai reni – e il CBD per testare se il CBD avrebbe protetto i reni dai danni. Tre giorni dopo il trattamento, i ricercatori hanno notato che i topi trattati con CBD avevano un’infiammazione e una morte tessutale ridotta e reni più funzionali rispetto a quelli non trattati con cannabidiolo [1].
La malattia renale è una malattia grave quindi bisogna discutere col medico di qualsiasi potenziale terapia. Questa patologia può portare rapidamente a gravi conseguenze.
Detto questo, molte persone con malattie renali scelgono il CBD come terapia aggiuntiva da integrare ad altri farmaci, modifiche nella dieta e nello stile di vita.
Trovare la giusta dose di CBD può essere difficile, visto che il composto può avere effetti diversi su ognuno.
Sfortunatamente, non ci sono studi a indicare una dose efficace di CBD per le malattie renali – la maggior parte delle ricerche svolte finora ha solo indagato sulla sua sicurezza in caso di malattia renale (ha effetti benefici) e sono stati condotti test sugli animali per capirne il funzionamento.
Possiamo prendere in considerazione i dosaggi per patologie analoghe, come malattie epatiche o cardiovascolari, che coinvolgono meccanismi di azione simili. Di solito, si usano dosi più elevate, affinché il CBD faccia effetto.
Quindi, probabilmente il CBD dovrà avere un dosaggio elevato per essere efficace in caso di malattia renale.
Ogni volta che usi il CBD (o qualsiasi altro integratore) per la prima volta, è importante iniziare con una dose bassa e aumentarla gradualmente nel tempo, una volta scoperto l’effetto che ha su di te.
Consigliamo di iniziare da una dose a bassa intensità e aumentare lentamente nel tempo fino a passare a dosi di intensità medio-alta.
Unità di misura | Bassa Intensità | Media intensità | Alta intensità |
Imperiale (libbre) | 1 mg ogni 10 libbre | 3 mg ogni 10 libbre | 6 mg ogni 10 lbs |
Metrico (chilogrammi) | 1 mg ogni 4,5 kg | 6 mg ogni 4,5 kg | 12 mg ogni 4,5 kg |
Grazie a questa tabella, è possibile calcolare una dose bassa, una media o una elevata di CBD.
Per renderla più semplice, ecco una tabella di dosaggio in base al peso e all’intensità desiderata.
Peso (kg) | Bassa intensità | Media intensità | Alta intensità |
---|---|---|---|
45 kg |
10 mg |
30 mg |
60 mg |
57 kg |
13 mg |
38 mg |
75 mg |
68 kg |
15 mg |
45 mg |
90 mg |
79 kg |
17 mg |
52 mg |
105 mg |
90 kg |
20 mg |
60 mg |
120 mg |
102 kg |
22 mg |
67 mg |
135 mg |
113 kg |
25 mg |
75 mg |
150 mg |
La malattia renale è una malattia grave e potenzialmente letale, che comporta una perdita della funzionalità dei reni.
Considerato il ruolo fondamentale che i reni svolgono nella regolazione dell’omeostasi e nel filtraggio dei prodotti metabolici tossici nel flusso sanguigno, l’insufficienza renale può causare rapidamente effetti collaterali significativi o la morte.
Sebbene sia stato dimostrato che il CBD è sicuro per le malattie renali e potrebbe anche rallentare la progressione della malattia, è importante consultare il proprio medico prima di usare il CBD o qualsiasi altro integratore.
Stando alle ricerche, il CBD potrebbe essere usato per alleviare il dolore causato da una malattia renale e allo stesso tempo potrebbe avere una funzione protettiva per i reni.
Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare la dose ideale per questa patologia. Comunque, studi preliminari suggeriscono che sono necessarie dosi elevate per questa malattia.