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CBD e neurodegenerazione: ricerca e conoscenze attuali

“Neurodegenerazione” è un termine generico che indica una qualsiasi perdita progressiva della funzione dei neuroni. È stato dimostrato che il CBD poptrebbe offrire benefici per diverse condizioni neurodegenerative  Ecco come funziona.

Scritto da
Justin Cooke ,

I disturbi neurodegenerativi sono una serie di condizioni che portano a una perdita della funzione dei neuroni nel cervello e nel midollo spinale [1].

Man mano che i neuroni muoiono, la funzione cerebrale inizia a compromettersi, portando problemi di memoria, concentrazione, attenzione, coordinazione muscolare e linguaggio. Ci sono molte cause di neurodegenerazione, ma il principale fattore di rischio è l’età.

Con l’invecchiamento della popolazione, l’incidenza dei disturbi neurodegenerativi sta diventando una delle principali preoccupazioni per la salute: i ricercatori stanno studiando nuove opzioni terapeutiche.

Uno dei candidati è il CBD (cannabidiolo), il principale componente medicinale della pianta di cannabis.

Il CBD può offrire supporto per i disturbi neurodegenerativi cronici? Come viene usato? Cosa dice la ricerca?

  • REVISIONE MEDICA DI

    Dr. Carlos G. Aguirre,

    Aggiornato ilNovember 05, 2019

  • Indice

In sintesi: Uso del CBD per la neurodegenerazione

I disturbi neurodegenerativi sono causati da una graduale perdita di neuroni in particolari regioni del sistema nervoso. Questa perdita di cellule provoca un declino delle capacità cognitive e la maggior parte dei sintomi riscontrati in questa condizione.

È stato dimostrato che la cannabis potrebbe essere efficace come agente protettivo in diversi disturbi neurodegenerativi, tra cui:

  • Sclerosi multipla [2]
  • Alzheimer [3]
  • Lesione del midollo spinale [4,5]
  • Malattia da prioni (miglioramento minimo) [6]
  • Morbo di Parkinson [7]

I ricercatori stanno ancora studiando in che modo il CBD e gli altri cannabinoidi sono efficaci per rallentare la progressione dei disturbi neurodegenerativi. L’interazione tra CBD e sistema nervoso è complessa perché coinvolge diversi processi, che agiscono contemporaneamente.

L’idea di base è che il CBD supporta l’omeostasi del sistema nervoso – il che significa sostanzialmente che supporta l’equilibrio di vari fattori coinvolti nella funzione neurologica, tra cui l’infiammazione, la trasmissione del dolore, l’eccitabilità nervosa e la funzione immunitaria.

I meccanismi principali utilizzati dal CBD, per resistere alle malattie neurodegenerative, comprendono:

  • Riduzione o prevenzione della neuroinfiammazione
  • Prevenzione della migrazione delle cellule T attraverso la barriera emato-encefalica (prevenzione autoimmune)
  • Supporto antiossidante (riduce il danno al DNA)
  • Gestione degli effetti collaterali correlati (come insonnia, depressione, neuropatia dolore)

Consigli per ottenere il massimo dal CBD per i disturbi neurodegenerativi:

  1. Utilizza un estratto a spettro completo (anche il THC offre vantaggi per queste condizioni)
  2. Cambia la dieta e le scelte di vita, contemporaneamente all’assunzione del CBD
  3. Se c’è una causa ambientale (come l’esposizione ai metalli pesanti), assicurati di evitarla completamente
  4. Sii costante con il dosaggio – possono essere necessari fino a 3 mesi, prima che si notino cambiamenti quando si tratta di disturbi neurodegenerativi

Cos’è la neurodegenerazione?

“Neurodegenerazione” è un termine generico per una serie di condizioni mediche non correlate, che provocano una perdita della funzione dei neuroni.

Le cause principali di questa condizione sono le demenze, tra cui il morbo di Alzheimer – che rappresentano fino al 70% dei casi in tutto il mondo, secondo la ricerca di JPND.

In genere questi disturbi sono progressivi, peggiorano col tempo in termini di gravità e tasso di degenerazione – da mesi a pochi decenni. Il processo di neurodegenerazione inizia di solito molto prima che i sintomi appaiono.

Gli studi degli ultimi anni hanno indicato l’infiammazione cerebrale come uno dei principali fattori di sviluppo della neurodegenerazione [8]. Il problema consiste nel fatto che è anche necessaria per resistere al danno neurologico – quindi i ricercatori pensano che la neuroinfiammazione sia una “lama a doppio taglio” della neurodegenerazione.

Quando qualcosa causa danni ai neuroni nel cervello – per i quali ci sono troppe potenziali cause da tenere in considerazione – le cellule immunitarie locali iniziano il processo infiammatorio.

Nelle fasi iniziali, questo è utile, anche necessario, per eliminare le tossine. L’infiammazione accelera il recupero dei neuroni aumentando il flusso sanguigno nell’area e attiva le cellule immunitarie per eliminare qualsiasi materiale infetto.

Il problema è che in molti casi questa infiammazione va fuori controllo, causando effetti devastanti a lungo termine nel cervello. Un’infiammazione eccessiva porta la microglia a rilasciare sostanze tossiche nel cervello, che alla fine portano alla morte dei neuroni. Queste cellule gliali hanno il compito di salvaguardare i neuroni [9, 10].

L’intero processo passa da una normale risposta infiammatoria a un devastante processo di degenerazione e perdita dei neuroni.

Cosa causa la neurodegenerazione?

  • Esposizione tossica ambientale (come esposizione ad metalli pesanti)
  • Carenze nutrizionali
  • Ictus
  • Cancro
  • Danno ossidativo

Esempi di disturbi neurodegenerativi

1. Morbo di Alzheimer

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di neurodegenerazione. Coinvolge l’accumulo di metaboliti tossici (proteine ​​TAU o placca beta-amiloide) intorno ai neuroni, con conseguente morte del neurone e graduale deficit cognitivo. Il morbo di Alzheimer, come la maggior parte delle altre malattie neurodegenerative, è associato ad un’eccessiva neuroinfiammazione [11, 12].

Il CBD potrebbe offrire benefici a questa condizione principalmente grazie ai suoi effetti anti-infiammatori.

2. Morbo di Parkinson

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che interessa i gangli della base in cui viene prodotta la dopamina. Il risultato è una graduale perdita di dopamina nel cervello, che causa tremori muscolari, sbalzi d’umore e una graduale perdita della funzione cognitiva.

Come il morbo di Alzheimer, il Parkinson è causato da un’eccessiva infiammazione del cervello [11, 12].

Il CBD, quindi, potrebbe offrire sollievo da questa condizione, grazie alle sue azioni antinfiammatorie e neuroprotettive.

3. Malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) e altre malattie da prioni

Le malattie da prioni come la CJD non sono comuni, ma comportano effetti collaterali devastanti man mano che la malattia progredisce. Riguarda una proteina resistente al protease (PrPres) che entra nel cervello e si riproduce. Essere resistenti alla proteasi significa che le cellule cerebrali non hanno la capacità di demolire e rimuovere questa proteina dal cervello. Quando queste proteine ​​si replicano e si accumulano nel cervello, iniziano a interferire con la funzione cerebrale. Non esiste una cura per le malattie da prioni.

Sebbene l’infiammazione sia un fattore primario implicato nella progressione della malattia da prioni, è stato dimostrato che il CBD potrebbe offrire benefici significanti, resistendo all’accumulo di PrPres [13].

4. Sclerosi laterale amiotrofica (SLA)

La SLA è una malattia neurodegenerativa che causa una degenerazione graduale – e alla fine fatale – dei segnali che controllano i muscoli volontari in tutto il corpo.

Non esiste una cura per la SLA, ma è stato dimostrato che il CBD potrebbe dare grossi benefici.

5. Malattia di Huntington (HD)

La malattia di Huntington è una malattia neurodegenerativa con caratteristiche simili al morbo di Alzheimer. È una malattia genetica che coinvolge la disfunzione nel gene che codifica una proteina chiamata huntingtina. Le persone con la malattia di Huntington producono la proteina ​​huntingtina troppo lunga. Si frattura in pezzi più piccoli e si aggroviglia attorno ai neuroni – portando alla loro graduale morte. Man mano che la malattia progredisce, l’infiammazione si diffonde nel cervello e si ha, nel tempo, una perdita della funzione cognitiva.

Non esiste una cura per la malattia di Huntington, ma è stato dimostrato che il CBD potrebbe avere importanti benefici, perché ne rallenterebbe la progressione e allevierebbe i sintomi più comuni [14].

6. Atassia spinocerebellare (SCA)

La SCA è una malattia neurodegenerativa ereditaria progressiva che colpisce il cervelletto, la parte del cervello associata alla coordinazione e al movimento muscolare. Non esiste una cura per la malattia ed è spesso fatale.

Il trattamento mira ad alleviare i sintomi tra cui tremori muscolari, depressione e insonnia, tutti fattori per i quali il CBD potrebbe essere molto efficace.

7. Atrofia muscolare spinale (SMA)

La SMA è una malattia rara neurodegenerativa che porta alla perdita dei motoneuroni, che controllano i muscoli. Alla fine, la malattia causa la perdita della funzione muscolare e la degenerazione dei muscoli. Come molti altri disturbi neurodegenerativi, la condizione è causata da una disfunzione nella produzione di una determinata proteina nel cervello. Nel tempo, queste proteine ​​disfunzionali si accumulano e provocano la morte dei neuroni. Come altri disturbi neurodegenerativi, non esiste una cura.

Non è chiaro se il CBD abbia qualche beneficio su questa patologia. La maggior parte degli effetti collaterali di questa malattia comporta una debolezza muscolare – qualcosa su cui forse il CBD non ha effetto.

8. Sclerosi multipla (SM)

La SM è una malattia neurodegenerativa autoimmune. Una diffusa neuroinfiammazione porta le cellule immunitarie ad attaccare la guaina mielinica sulle cellule nervose, causando una graduale perdita della funzione dei neuroni.

Il CBD è molto utile in questo caso, grazie ai suoi effetti immunomodulatori e anti-infiammatori – entrambi fondamentali per la progressione della SM [15]. Il CBD può fornire benefici diretti ad alcuni degli effetti collaterali più comuni della SM, inclusa la spasticità muscolare [16] e la perdita del controllo della vescica [17].

I sintomi delle malattie neurodegenerative

  • Perdita di memoria
  • Perdita della funzione motoria
  • Sbalzi d’umore
  • Debolezza muscolare
  • Spasticità muscolare
  • Depressione
  • Ansia
  • Insonnia
  • Affaticamento
  • Capogiri
  • Deficit cognitivi
  • Scarsa concentrazione
  • Scarsa libido

Utilizzo del CBD per le Malattie Neurodegenerative

Fase 1: Trova i migliori oli di CBD per disturbi neurodegenerativi

Le malattie neurodegenerative sono una combinazione di diversi problemi neurologici e sistemici, che insieme portano a una graduale perdita di neuroni.

Pertanto, il trattamento di queste patologie non è così semplice, visto che non affrontiamo un sintomo alla volta – per essere efficace, occorre affrontarne tanti contemporaneamente. 

Gli oli di CBD e gli altri prodotti a base di cannabis dovrebbero pertanto essere combinati con altri trattamenti, stili di vita e diete, per ottenere i migliori risultati.

Quando si cercano i migliori oli per i disturbi neurodegenerativi, ci sono due cose da considerare:

  1. Ci sono test che dimostrano che il prodotto al CBD è privo di contaminanti come metalli pesanti o pesticidi?
  2. La potenza dell’olio o del prodotto di CBD corrisponde alla dose raccomandata? Nel caso di disturbi neurodegenerativi, occorre usare un estratto ad alta potenza.

È anche utile optare per un estratto al CBD a spettro completo anziché isolato, se vuoi sfruttare i benefici neuroprotettivi di alcuni degli altri cannabinoidi. Se non puoi farlo o ti piace un’azienda che vende isolati ali CBD, va bene, funzionerà comunque, ma non è il miglior olio di CBD.

Per ulteriori informazioni su come trovare i migliori prodotti al CBD, consulta alcune delle nostre guide:

Fase 2: Trova la dose giusta per iniziare

Molte ricerche sul CBD e altri cannabinoidi per i disturbi neurodegenerativi, si basano su dosi molto alte – di solito circa 500 mg al giorno.

Anche se potrebbero non essere necessarie dosi così elevate, sembra che i migliori benefici provengano da alti dosaggi.

Pertanto, quando si assume il CBD per la prima volta, come agente neuroprotettivo per i disturbi neurodegenerativi, è bene mirare a dosaggi ad alta intensità.

Ricordati  di iniziare con dosi basse e aumentale nel tempo – il CBD agisce su tutti in modo diverso, quindi è importante adottare un approccio conservativo per trovare la dose giusta ed evitare effetti collaterali.

Intensità raccomandata per disturbi neurodegenerativi: da media ad alta intensità

Dosi giornaliere di CBD per peso e intensità (in mg)

Peso (kg) Bassa intensità Media intensità Alta intensità

45 kg

10 mg

30 mg

60 mg

57 kg

13 mg

38 mg

75 mg

68 kg

15 mg

45 mg

90 mg

79 kg

17 mg

52 mg

105 mg

90 kg

20 mg

60 mg

120 mg

102 kg

22 mg

67 mg

135 mg

113 kg

25 mg

75 mg

150 mg

Fase 3: Monitora gli effetti del CBD

I disturbi neurodegenerativi sono una condizione medica a lungo termine – e molti sono incurabili. Il CBD può essere utilizzato per rallentare la progressione della malattia e alleviare effetti collaterali comuni, ma non può curarla.

Pertanto, è utile tenere traccia dei progressi della malattia nel tempo per capire se funziona o se è necessario aumentare la dose.

Puoi prendere appunti dettagliati sui tuoi sintomi. Con il passare del tempo puoi rileggerli e vedere se c’è stato qualche miglioramento nei sintomi e, nel caso dei disturbi neurodegenerativi progressivi, puoi monitorare la progressione della malattia.

Quando evitare il CBD e i prodotti a base di cannabis

Anche se il CBD è molto sicuro, ci sono alcuni casi in cui è necessario evitarlo, senza aver prima consultato un medico esperto.

  • Psicosi
  • Disturbo bipolare (attenzione)
  • Ogni volta che si assumono antipsicotici o alcuni antidepressivi

Riferimenti

  1. Przedborski, S., Vila, M., & Jackson-Lewis, V. (2003). Series Introduction: Neurodegeneration: What is it and where are we?. The Journal of clinical investigation, 111(1), 3-10.
  2. Wade, D. T., Collin, C., Stott, C., & Duncombe, P. (2010). Meta-analysis of the efficacy and safety of Sativex (nabiximols), on spasticity in people with multiple sclerosis. Multiple Sclerosis Journal, 16(6), 707-714.
  3. Martín-Moreno, A. M., Reigada, D., Ramírez, B. G., Mechoulam, R., Innamorato, N., Cuadrado, A., & de Ceballos, M. L. (2011). Cannabidiol and other cannabinoids reduce microglial activation in vitro and in vivo: relevance to Alzheimer’s′ disease. Molecular pharmacology, mol-111.
  4. Barnes, M. P. (2006). Sativex®: clinical efficacy and tolerability in the treatment of symptoms of multiple sclerosis and neuropathic pain. Expert opinion on pharmacotherapy, 7(5), 607-615.
  5. Kwiatkoski, M., Guimaraes, F. S., & Del-Bel, E. (2012). Cannabidiol-treated rats exhibited higher motor score after cryogenic spinal cord injury. Neurotoxicity research, 21(3), 271-280.
  6. Dirikoc, S., Priola, S. A., Marella, M., Zsürger, N., & Chabry, J. (2007). Non-psychoactive cannabidiol prevents prion accumulation and protects neurons against prion toxicity. Journal of Neuroscience, 27(36), 9537-9544.
  7. Chagas, M. H. N., Zuardi, A. W., Tumas, V., Pena-Pereira, M. A., Sobreira, E. T., Bergamaschi, M. M., … & Crippa, J. A. S. (2014). Effects of cannabidiol in the treatment of patients with Parkinson’s disease: an exploratory double-blind trial. Journal of Psychopharmacology, 28(11), 1088-1098.
  8. Skaper, S. D. (2007). The brain as a target for inflammatory processes and neuroprotective strategies. Annals of the New York Academy of Sciences, 1122(1), 23-34.
  9. DeLegge, M. H., & Smoke, A. (2008). Neurodegeneration and inflammation. Nutrition in clinical practice, 23(1), 35-41.
  10. Di Filippo, M., Sarchielli, P., Picconi, B., & Calabresi, P. (2008). Neuroinflammation and synaptic plasticity: theoretical basis for a novel, immune-centred, therapeutic approach to neurological disorders. Trends in pharmacological sciences, 29(8), 402-412.
  11. Maragakis, N. J., & Rothstein, J. D. (2006). Mechanisms of disease: astrocytes in neurodegenerative disease. Nature Reviews Neurology, 2(12), 679.
  12. Zipp, F., & Aktas, O. (2006). The brain as a target of inflammation: common pathways link inflammatory and neurodegenerative diseases. Trends in neurosciences, 29(9), 518-527.
  13. Dirikoc, S., Priola, S. A., Marella, M., Zsürger, N., & Chabry, J. (2007). Nonpsychoactive cannabidiol prevents prion accumulation and protects neurons against prion toxicity. Journal of Neuroscience, 27(36), 9537-9544.
  14. Sagredo, O., Pazos, M. R., Satta, V., Ramos, J. A., Pertwee, R. G., & Fernández‐Ruiz, J. (2011). Neuroprotective effects of phytocannabinoid‐based medicines in experimental models of Huntington’s disease. Journal of neuroscience research, 89(9), 1509-1518.
  15. Mecha, M., Feliú, A., Iñigo, P. M., Mestre, L., Carrillo-Salinas, F. J., & Guaza, C. (2013). Cannabidiol provides long-lasting protection against the deleterious effects of inflammation in a viral model of multiple sclerosis: a role for A2A receptors. Neurobiology of disease, 59, 141-150.
  16. Notcutt, W., Langford, R., Davies, P., Ratcliffe, S., & Potts, R. (2012). A placebo-controlled, parallel-group, randomized withdrawal study of subjects with symptoms of spasticity due to multiple sclerosis who are receiving long-term Sativex®(nabiximols). Multiple Sclerosis Journal, 18(2), 219-228.
  17. Wade, D. T., Collin, C., Stott, C., & Duncombe, P. (2010). Meta-analysis of the efficacy and safety of Sativex (nabiximols), on spasticity in people with multiple sclerosis. Multiple Sclerosis Journal, 16(6), 707-714.

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